Mentre per le altre patologie del tessuto cutaneo (lipomi, fibromi, cisti sebacee) l’indicazione all’asportazione viene posta dal chirurgo, per quanto riguarda invece i nevi, la decisione spetta esclusivamente dal dermatologo. Lo specialista, mediante una semplice visita o ricorrendo a un esame dermatoscopico, può ingrandire l’immagine del neo, studiare meglio le sue caratteristiche, fotografarlo e seguirne l’evoluzione nel tempo oppure può stabilire la necessità della sua asportazione.
Sono diversi gli aspetti da tenere sotto controllo quando si parla di nei: seguendo la regola ABCDE è possibile monitorare la propria pelle con una certa precisione, che consiste in:
A – ASIMMETRIA nella forma: i nei benigni hanno forma tondeggiante, mentre i melanomi sono più asimmetrici e irregolari
B – BORDI: mentre i bordi dei nei benigni sono regolari, i melanomi presentano bordi frastagliati, cosiddetti a carta geografica
C – COLORE: il melanoma, a differenza dei nei benigni, presenta più colorazioni
D – DIMENSIONI: le dimensioni del nevo aumentano nella larghezza o nello spessore
E – EVOLUZIONE: in un breve periodo di tempo ci sono stati cambiamenti di tutte le caratteristiche: i nei che tendono a cambiare forma, dimensioni e colore sono ritenuti sospetti e da tenere sotto controllo, o da eliminare in via preventiva
In genere il dermatologo non effettua l’intervento di asportazione, ma affida questo compito a un chirurgo. Il chirurgo elimina il neo in maniera radicale, tagliando una parte di pelle che comprenda il nevo ed il tessuto sottocutaneo: è molto importante che nell’effettuare l’intervento vengano rimossi margini di pelle di almeno 2-3 mm. Il frammento di cute asportato viene poi sottoposto a esame istologico, un’indagine eseguita dall’anatomopatologo, che controlla al microscopio il campione di tessuto rimosso, per verificare le caratteristiche delle cellule e la loro natura, che potrebbe essere tumorale, benigna o maligna. Se si tratta di lesione maligna, con questo esame viene classificato il tipo di tumore e stabilita la sua gravità.
Le modalità di azione con cui interviene il chirurgo sono: rimozione chirurgica in anestesia locale seguita dall’applicazione di punti di sutura, intervento con il laser, una tecnica meno invasiva che brucia le cellule del neo, oppure chirurgia a shaving.
Rimozione chirurgica: il neo viene isolato con un telo sterile ed assieme ad esso viene rimossa la porzione di pelle che lo circonda, si tratta di un intervento rapido (circa 20-30 minuti) eseguito in ambito ambulatoriale. L’area interessata dovrà essere tenuta disinfettata dai 7 ai 20 giorni, in base all’indicazione dello specialista.
Laser: elimina le cellule del neo tramite il calore emanato e la fotocoagulazione. Dopo il trattamento è necessario medicare l’area interessata per 1 o 2 settimane. L’intervento con il laser non permette un esame istologico, quindi è da ritenersi praticabile solo se si ha la certezza della benignità del neo.
Chirurgia a shaving: Il nevo viene eliminato con un procedimento simile alla rasatura ed il suo fondo viene sottoposto a termocoagulazione. La guarigione sarà simile a quella di una lesione superficiale, la zona trattata dovrà essere medicata per 1 o 2 settimane. La tecnica viene utilizzata solo in caso di nei benigni e costituisce una valida alternativa al laser, a differenza di quest’ultimo permette di effettuare l’esame istologico.
Il decorso postoperatorio è del tutto indolore e il paziente può svolgere le sue attività, avendo l’accortezza di non sfregare l’area dove è avvenuto l’intervento.
Per favorire e velocizzare la rigenerazione della pelle lo specialista può prescrivere una pomata da applicare in seguito al trattamento laser, il processo di guarigione della cute è abbastanza rapido (da una a tre settimane) e in questo lasso di tempo è consigliato: coprire la lesione fino alla rimozione dei punti, non esporre la ferita al sole (anche se coperta), evitare di bagnare la zona e in caso di cattivo odore o dolore rivolgersi subito al medico.